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CASCHI BIANCHI: da Bologna a Dakar, anche questo è Servizio Civile. 5

Immagine del redattore: liapieressaliapieressa

Tra Ubuntu e Teranga

Dakar, Giugno 2019

Il 20 Giugno scorso è stata la Giornata Mondiale del Rifugiato. Viene celebrata in questa data per commemorare la sottoscrizione della Convenzione di Ginevra del 1951, che definisce e tutela i diritti dei rifugiati e dei migranti forzati, così come gli obblighi degli Stati di tutelarli.

Il vizio occidentale di istituire giornate commemorative per poi calpestare ogni forma di umanità e di rispetto tutti gli altri 364 giorni dell’anno, mi ha sempre fatto abbastanza ridere; una risata isterica, più che altro. Così come mi fanno ridere l’ipocrisia e le menzogne che oggigiorno prevaricano e cercano di offuscare ogni altra buona e oggettiva informazione che è in circolo in tema di migrazioni.

La paradossalità della situazione contemporanea, sembra però iniziare a dare coraggio a tutta quella parte della società che non è d’accordo e che non vuole stare a questo gioco. Il coraggio di cui parlo è quello di farsi veramente sentire, di prendere davvero una posizione e dire “basta”. Se n’è accorta Bologna a inizio Giugno in seguito alla decisione istituzionale di chiudere l’HUB Regionale e se n’è accorta tutta l’Italia – e non solo - con i fatti della Sea Watch.

Io non sono a Bologna né in Italia adesso, è vero, e forse mi si potrebbe dire che ciò che sto scrivendo non è pertinente al mio Servizio Civile, ma credo fortemente che quanto succede in ogni singolo angolo del Pianeta ci debba interpellare; non si è mai “troppo lontani” per fregarsene.

Stiamo assistendo alla deriva dei valori più basilari dell’essere umano e della capacità di intelligenza stessa. L’umanità, sia nel senso di “genere umano” sia in quello di “sentimento di solidarietà umana”, è sotto attacco. Vogliono intrappolare i cuori e le menti in prigioni di odio e di paura illudendoli con il sogno di un maggiore benessere, a partire da quello economico ovviamente. E la cosa peggiore è che ci stanno riuscendo: si, perché dobbiamo arrivare al punto di avere la foto di un papà morto annegato con la figlia cercando di attraversare un confine via fiume per sentirci leggermente toccati dai drammi della migrazione. Ma poi scorri la pagina e tutto passa. Bisogna aspettare che i lager in Libia vengano letteralmente bombardati per scaturire l’indignazione dei più Grandi: sperando poi che non resti soltanto indignazione e che si trasformi in giusti interventi di risoluzione dei problemi. Purtroppo, però, sembra che nulla sia mai abbastanza: Nulla riesce a scalfire i succulenti interessi offerti dal Re Denaro, che vale sempre qualcosa in più della vita di una persona.

Forse bisognerebbe distaccarsi dalla realtà in cui si vive per ridimensionare i nostri pensieri, le nostre opinioni e il nostro sistema di giudizio.

Io, ad esempio, qui vedo che la maggior parte della popolazione ha accesso a neanche la metà delle risorse a cui abbiamo accesso noi in Occidente, eppure, nessuno se la prende con gli immigrati di rubargli il lavoro, nessuno penserebbe mai e poi mai di lasciare morire della gente in mare e nessuno criminalizzerebbe le ONG o le associazioni perchè aiutano chi più ha bisogno. Ma è sempre così: più hai e meno vuoi condividere. E invece di giudicare noi stessi, il nostro egoismo e la nostra chiusura mentale, accusiamo gli altri di essere ladri, criminali e assassini: quindi l’attenzione non è più sul noi che non vogliamo dare (aiuto, assistenza, ecc), sono loro che non se lo meritano, che non ne hanno diritto in quanto “brutti, sporchi e cattivi”.

Ma pensandoci bene, osservando bene le dinamiche geopolitiche odierne e passate, ricordandoci che l’Europa e l’Occidente si sono costruite sulle spalle, le risorse e il sangue di coloro che oggi rifiuta e condanna a morte certa: Voi riuscite a dormire con la consapevolezza di appartenere ad un sistema che ha la coscienza così sporca? È chiaro, qui, chi sono i veri criminali?



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