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La Caritas Italiana compie 50 anni

Il 2 luglio 1971 è la data di nascita della Caritas Italiana, figlia della Conferenza Episcopale Italiana e del Concilio Vaticano II. Una delegazione ha rappresentato l’intera Caritas di Bologna e le caritas parrocchiali partecipando a Roma alla festa per il 50° compleanno.




È stato importante fare memoria delle origini e delle tappe percorse in questi 50 anni per rinnovare l’impegno a favore dei poveri. Le sue origini dichiarano la sua missione all’interno della Chiesa: aiutare la comunità cristiana ad essere soggetto di carità, la comunità cristiana tutta – che è come dire – ogni battezzata e battezzato proprio in virtù del battesimo. Perciò mentre sosteniamo concretamente chi è in difficoltà, portiamo i poveri al centro della vita della Chiesa anche per imparare a vedere la storia dalla loro prospettiva.

Insieme alle 218 Caritas Diocesane presenti in Italia venerdì 25 giugno si è tenuto un momento di preghiera, intitolato “La via della Carità” in cui sono stati ripercorsi questi 50 anni attraverso letture del Vangelo, dell’apostolo Paolo e dei discorsi di San Paolo VI, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il Card. Tagle, presidente di Caritas Internationalis, ha condiviso una riflessione sul significato dell’amore in tre punti. Il primo riguarda l’uso dei doni dello Spirito per il bene comune, il secondo riguarda l’importanza del dono che è più importante del profitto e, infine, il terzo che riguarda l’attenzione e la sensibilità nei confronti di chi soffre.


Sabato 26 giugno in attesa di Papa Francesco abbiamo ricevuto il saluto della Presidente di Caritas Europa, che ci ha ricordato così di far parte di una grande famiglia che dalle Caritas Parrocchiali, attraverso le Caritas Diocesane e Nazionali, vive ed opera in tutto il mondo. Ogni delegazione regionale ha poi condiviso una testimonianza del proprio agire, mostrando come in modi diversi ma con un unico sentire sono state affrontate le emergenze – per ultima la pandemia – ed i bisogni dei poveri, con gesti concreti ed assicurando vicinanza umana e spirituale. “Portiamo con noi i poveri, li teniamo nel cuore, con i loro volti, i loro sguardi, le loro fatiche e le loro speranze. Siamo molto riconoscenti verso di loro: ci sono maestri nella via del Vangelo con la loro inviolabile dignità di persone, la loro forza nel non perdere la speranza, la loro vicendevole solidarietà.” ha detto Mons. Redaelli, Presidente di Caritas Italiana.


Le parole del Papa hanno indicato tre vie: “La prima è la via degli ultimi. È da loro che si parte, dai più fragili e indifesi. È con i loro occhi che occorre guardare la realtà, perché è la prospettiva di Gesù. Una seconda via irrinunciabile: la via del Vangelo. Mi riferisco allo stile da avere, che è uno solo, quello appunto del Vangelo. È lo stile dell’amore umile, concreto ma non appariscente, che si propone ma non si impone. È lo stile dell’amore gratuito, che non cerca ricompense. È lo stile della disponibilità e del servizio, a imitazione di Gesù che si è fatto nostro servo. La carità è inclusiva, non si occupa solo dell’aspetto materiale e nemmeno solo di quello spirituale. La salvezza di Gesù abbraccia l’uomo intero. Abbiamo bisogno di una carità dedicata allo sviluppo integrale della persona: una carità spirituale, materiale, intellettuale. E la terza via è la via della creatività. La ricca esperienza di questi cinquant’anni non è un bagaglio di cose da ripetere; è la base su cui costruire per declinare la fantasia della carità. Non lasciatevi scoraggiare di fronte ai numeri crescenti di nuovi poveri e nuove povertà. Continuate a coltivare sogni di fraternità e ad essere segni di speranza.”.


Le parole del Papa hanno subito suscitato in noi delle forti emozioni e ci hanno fatto riflettere che il nostro servizio non si esaurisce nella pura distribuzione di aiuto ai fratelli bisognosi, ma ha a che fare con la dimensione pedagogica e spirituale. Le tre vie possono aiutarci a recuperare queste dimensioni oggi un po’ “svuotate” o “stanche” e ci aiuterebbero a guardare negli occhi i poveri, perché, se il nostro cuore, la nostra coscienza, guardando i poveri, non si inquieta dovremmo fermarci: qualcosa non funziona.


Ma chi sono gli ultimi? I poveri, i fragili, i dimenticati, gli oppressi, le persone vicine, le persone sconosciute, chiunque abbia un bisogno, chiunque chieda aiuto. Seguire la via del Vangelo, dell’amore umile di Gesù è avere ogni giorno il coraggio di reggere il loro sguardo carico di domande, solitudine silenziosa, stanchezze, lasciarsi interrogare e lasciar affiorare tutte le nostre inadeguatezze ed i nostri limiti. Durante l’incontro con chi ha bisogno non si può avere fretta, il tempo si dilata, è un tempo dedicato, denso, essenziale. Stare con gli ultimi e stare al loro fianco è un’occasione preziosa di testimoniare il Vangelo e vivere il servizio come un dono.


Il Papa ha così concluso: “L’Amore del Cristo ci possiede. Vi auguro di lasciarvi possedere da questa carità: sentitevi ogni giorno scelti per amore.” L’esperienza e la consapevolezza della misericordia ricevuta ci spinge a donare la nostra vita agli altri, ricordandoci di volgere sempre lo sguardo verso l’Alto e verso l’altro.

Equipe Caritas diocesana di Bologna




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