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Le parole di don Matteo Prosperini al Festival Suoni di Pace 2025

Il Festival Suoni di Pace, promosso e organizzato dalla Scuola di Musica Inno alla Gioia, ha animato Bologna per tre giorni – 20, 21 e 22 giugno – con cori e orchestre giovanili da Italia, Germania e Ucraina, per diffondere un messaggio semplice e potente: la pace si costruisce insieme.


Il concerto inaugurale si è tenuto venerdì sera alla Mensa della Fraternità di Caritas, dando il via a un viaggio musicale fatto di incontri, ascolto e speranza.


Il Festival si è concluso con il concerto dell'Orchestra della Pace all'Arena del Sole, durante il quale don Matteo Prosperini, direttore della Caritas diocesana, ha condiviso con il pubblico una riflessione sulla pace, che potete leggere qui di seguito.


Buona lettura.



Inno alla Gioia – 22/06

 


Sembra incredibile, ma oggi parlare di Pace è davvero difficile.

Siamo tutti avvolti da una specie di “timidezza mondana” che sembra davvero bloccarci nel pronunciare parole come Pace, appunto, disarmo, giustizia sociale, accoglienza, integrazione, convivenza tra i popoli.

Ci troviamo in un paradossale imbarazzo dal quale ci aiutano ad uscirne voci profetiche che oggi, in diversi ambienti, hanno il coraggio di dirle queste parole: Pace, disarmo, giustizia sociale, accoglienza, integrazione, convivenza tra i popoli. Mai avremmo pensato che ci volesse il coraggio per pronunciarle…

Il concerto di questa sera, ma tutte le iniziative di questo bellissimo festival della Scuola di Musica Inno alla gioia, le possiamo inserire a pieno titolo tra le piccole, ma grandi, azioni profetiche che superano addirittura il potere delle parole e sconfinano il quello della musica. Davvero Grazie.

 

In uno dei più memorabili discorsi di Gesù, quello chiamato della Montagna, tra le varie beatitudini che il Maestro e Signore enuncia c’è proprio quella per chi si adopera alla Pace. Beati gli operatori di pace, dice Gesù, perché saranno chiamati figli di Dio.

La beatitudine, che è anche rivelazione di una felicità futura – essere appunto beati- non è rivolta ad un generico pacifismo passivo, intellettuale, di concetto o da divano. Gesù dichiara beati gli operatori di Pace, chi cioè si adopera, si dà da fare, la costruisce ogni giorno dentro di sé, nei rapporti interpersonali, nel proprio condominio e nella propria città. Gesù non è un idealista, ma è un super pratico, egli sa che la Pace non accade magicamente, non si tratta di una pausa tra i conflitti, ma è qualcosa che sa di artigianato, di lavoro quotidiano, di opera …per l’appunto.

Essere qui questa sera, vedere tanti ragazzi appartenenti a nazioni e culture che sentiamo spesso pronunciate solo per raccontarne i conflitti e le tragedie, da grande speranza. Fa pensare proprio a chi la Pace la vuole costruire partendo dalla condivisione di un pentagramma. La musica in questo ci fa da maestra. Le melodie anche etniche, popolari che in qualche modo caratterizzano le nazioni, culture e popoli di provenienza, sono tuttavia scritte su un pentagramma comune.

 

Un La è un La anche qua

Un sì non può diventare un no, un sì è sempre sì.

Un Do non può diventare un prendo

 

Grazie ai ragazzi, ma soprattutto grazie agli adulti ……. Siete davvero operatori di pace e la beatitudine sia davvero anche per voi.

 

E a noi qui invitati a godere di questa bellissimo viaggio musicale, non resta che asserire l’opera di questi ragazzi.

Fare uscire la Pace dal pentagramma e farla entrare nelle nostre vite che spesso sono campi di battaglia piuttosto che armoniche sinfonie. Noi adulti lo sappiamo quanto è difficile, quanto a volte ci viene da dire “se fosse per me sarei in pace”, ma poi gli altri non mi ci lasciano. È vero, viviamo costantemente in mezzo ai conflitti ogni giorno, dal momento che usciamo dal garage con la macchina! Eppure, anche noi dobbiamo trovare il modo di essere costruttori, operatori credenti nella pace e credibili.

Ascoltando la musica dei nostri ragazzi ho trovato due spunti di pace.

Il primo sono le pause. Per liberare queste meravigliose sinfonie ogni strumento deve anche rispettare le pause, il silenzio. Il tempo nel quale non suonare, ma stare in silenzio ed ascoltare il suono e l’espressione degli altri strumenti.

È l’arte dell’ascolto. Non possiamo sempre suonare la nostra nota, per essere armonici e operatori di Pace dobbiamo tacere quando è giusto, ascoltare quale note gli altri hanno da suonare e poi suonare la nostra, nel modo giusto, al tempo giusto.

 

Il secondo spunto sono i piani e i forti, fondamentali per dare morbidezza alle esecuzioni. È l’arte della delicatezza. Non si può essere solo forti con gli altri, impositivi, coriacei. A volte …la devi suonare piano. Essere delicati verso le vite e le storie degli altri significa davvero costruire un mondo che si basa anche sulla delicatezza, l’arte di saper fare piano. Il primo passo per costruire la pace è quello di dominare il forte che è in noi e avere noi il controllo di lui e non lui di noi.

 

Grazie ragazzi, grazie alla scuola Inno alla Gioia e grazia alla musica che ci insegna la pace.



 
 
 

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