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UN ORTO IN PARROCCHIA 2 Castel Maggiore





Proseguono i nostri "incontri" con i protagonisti e le storie del Progetto "Intrecci da coltivare". Oggi incontriamo Castel Maggiore.





Camminare insieme coltivando verdure e relazioni


Vanna, Caritas Unità Pastorale Castel Maggiore

Nell'autunno dello scorso anno la Caritas Diocesana ha proposto alle 3 Caritas parrocchiali dell’Unità Pastorale di Castel Maggiore il “Progetto Orti”.

Tutto è cominciato il giorno in cui siamo state invitate a visitare l’orto di Villa Revedin in Seminario, esperienza partita due anni fa, nata dalla collaborazione tra Caritas e Cafal. Abbiamo conosciuto l’agronomo, l’educatore e gli “ortolani”, le persone coinvolte dal Centro d’ascolto della Caritas diocesana. Orto bellissimo, inserito in una cornice meravigliosa che abbraccia tutta Bologna. Ci siamo subito sentite accolte in un clima festoso ed armonioso.

Dopo vari incontri e sopralluoghi nelle parrocchie di Castel Maggiore da parte del Cefal, è stato deciso il pezzetto di terra che aveva le giuste caratteristiche e il 6 maggio è nato “L’ORTO” all'ombra del campanile nella parrocchia di Sant'Andrea.

Questo è l’orto della comunità di tutta l’Unità Pastorale ed è un orto straordinario perché insieme ai pomodori e all'insalata sta crescendo anche un frutto molto speciale: la relazione.

C’è un gruppetto di 6 persone, conosciute dalle Caritas del territorio, che due volte alla settimana, sotto la guida umana e sapiente di Giulio (l’agronomo) e di Vincenzo (il tutor), zappano, piantano, irrigano, sudano e guardano incantati i primi pomodori e le prime zucchine che il miracolo della natura ha fatto nascere.

Persone fragili, con difficoltà economiche e personali a cui la vita non ha regalato molto; persone che hanno dei trascorsi molto pesanti, eppure sono lì con gli occhi pieni di gioia, che ci accolgono sempre con il sorriso, che ci raccontano le loro storie, la loro vita, che ci parlano con nostalgia delle loro terre di origine.

Hanno già formato un bel “gruppo” lavorando insieme.

Ecco le loro voci:

“sai, mio figlio è stato promosso!”

“sai, alla mattina arrivo un po’ prima perché vado un po’ in chiesa per salutare il Signore e a ringraziarlo per questa opportunità...”

“che bello che ci sono sempre tante persone che ci vengono a trovare, ci sentiamo parte di una comunità...”

“grazie per la merenda... grazie per l’acqua fresca…”

“sai, a settembre, forse mi prendono a lavorare in un bar…”

“vieni a vedere cosa abbiamo fatto la volta scorsa…”

Il loro entusiasmo… la loro vita… le loro speranze…

Sono loro i veri protagonisti, noi gli ospiti che li andiamo a trovare e che dopo essere stati con loro li salutiamo più ricchi interiormente, perché con la loro semplicità ci insegnano a cosa può portare un piccolo cammino insieme.


Ben-essere per tutti!

Loredana, volontaria

Quella sera mi recai a Sant'Andrea perché sembrava già stimolante dare vita a quel pezzo di terra vicino alla chiesa ormai incolto da anni. Le persone del Cefal e Caritas presentarono il progetto già avviato a Villa Revedin poi diedero la parola al racconto di una donna di mezza età che lavora nell’orto in Seminario e fu lei che con entusiasmo e luce negli occhi ci conquistò!

Raccontò di come quell'esperienza l'aveva cambiata, di quanto fosse riconoscente a tutor e docente agronomo che le avevano trasmesso conoscenze su come prendersi cura di una pianta... piantandoci vicino piante amiche... come proteggerla allontanando gli insetti cattivi e lasciando nella terra quelli buoni che lavorano per nutrirla meglio... Le avevano dimostrato fiducia e lei anche se insicura e sfiduciata da quel periodo segnato dal difficile vissuto della vita, aveva provato a mettere in pratica insieme al suo "gruppo di amici" quanto appreso sperimentando attraverso il "fare" come da semi potevano nascere piantine che poi se curate con dedizione davano frutti che tutti apprezzavano con gioia e grande festa insieme. Concluse con sorriso sincero e luce negli occhi dicendo che grazie a questa esperienza era cambiata, ora era più forte, si sentiva utile e più sicura.

Mi conquistò quella donna e capii che questo era un progetto di ben-essere per tutti e che poteva essere contagioso, sentirsi così parte integrata di una comunità.

Adesso a Sant'Andrea dove c'era erbaccia e silenzio dopo tanta "fatica di squadra" ci sono le prime piantine messe a dimora, accudite, rigogliose e prossime al primo raccolto, quei due giorni alla settimana oltre alle zucchine, peperoni e pomodori si coltivano conoscenze, dialoghi, intrecci di cultura e scambi del vissuto e attraverso il "fare", si incentiva la fiducia nelle proprie capacità e senso di appartenenza ed io come volontaria mi sento filo di intreccio nella realizzazione di questa esperienza di vita.


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