Milazzo, un lembo di Sicilia che si affaccia sul Tirreno, è il luogo dove è nato Omar 46 anni fa. Un'infanzia segnata da assenze e instabilità, un'adolescenza che si è consumata tra le mura di istituti e l'affidamento a famiglie che non sempre sono riuscite a offrirgli un porto sicuro. A undici anni, la fuga da casa è stata un grido silenzioso, un tentativo disperato di trovare un posto nel mondo.
Le strade lo hanno accolto, ma gli hanno anche mostrato il volto più crudele della vita.
Piccoli reati, scontri con la legge, il carcere minorile: esperienze che hanno segnato indelebilmente la sua anima. Eppure, Omar non si è arreso. In Calabria, tra le mani infarinate di un panettiere, ha trovato una tregua. Impastando la farina, impastava anche i suoi sogni, cercando di dare un senso a un'esistenza così frammentata.
Bologna, con la sua frenesia e le sue promesse, è stata la sua tappa successiva. Qui ha trovato un lavoro notturno come operatore in una cooperativa, occupandosi anche del trasporto degli anziani, e ha trovato anche una compagna, anch'essa impegnata nel sociale.
La vita sembrava avergli finalmente sorriso, ma la felicità è stata effimera.
Un figlio malato, una relazione che si è incrinata e l'allontanamento forzato dal suo bambino lo hanno fatto precipitare. Sentirsi dire di non essere più in grado di prendersi cura di suo figlio è stato un colpo durissimo. Omar, dal carattere forte e spesso impulsivo, si è sentito incapace di affrontare questa nuova realtà. Il senso di colpa e la rabbia lo hanno consumato dall'interno.
Dopo la separazione, ha iniziato a vagare di dormitorio in dormitorio: il Fantoni, Villa Mattei, e poi altri ancora, ma trovare una sistemazione stabile si è rivelato un'impresa ardua. Lavorando di notte, era difficile conciliare gli orari con le regole delle strutture. Inoltre, il suo passato e le sue difficoltà a gestire le emozioni lo rendevano un inquilino scomodo.
Dopo lunghe ricerche e insistenze, è riuscito a ottenere un container, un piccolo rifugio dove potersi isolare dal mondo. Qui, insieme al suo fedele amico a quattro zampe, Thor, cerca di ricostruire una quotidianità, ma il peso del passato e il desiderio di rivedere suo figlio continuano a tormentare i suoi pensieri.
"Non mi sento degno di incontrarlo", ci confida.
Il senso di inadeguatezza lo paralizza, impedendogli di fare il primo passo.
Omar è un volto familiare alla Caritas di Bologna da più di vent'anni. Tre pomeriggi alla settimana, lo trovi al punto d'incontro, sempre in compagnia del suo inseparabile Thor e con gli operatori e gli altri ospiti, crea un'atmosfera calorosa e amichevole. Grazie al sostegno di Angela, la sua operatrice di riferimento, Omar continua a fare passi avanti.
Speriamo che leggere questa storia aiuti tutti a comprendere le difficoltà che ognuno di noi può incontrare nel corso della vita, che in un attimo tutto può cambiare e auguriamo a Omar ogni bene e speriamo che possa realizzare tutti i suoi sogni.
Komentarze