Caritas Diocesana di Bologna con uno dei suoi ultimi progetti, è riuscita a mettere a disposizione due appartamenti di proprietà di una parrocchia: «Al momento vi sono 6 ragazzi coinvolti, la maggior parte dei quali iscritti all’Università di Bologna — ha spiegato don Matteo Prosperini, direttore della Caritas al Corriere di Bologna —, ma la speranza è di poterne accogliere 12 entro ottobre. Fin da subito l’idea è stata dare un contributo nei confronti di studenti che, molto spesso, hanno anche un lavoretto o che talvolta hanno una borsa di studio, ma che non possono sostenere affitti oggettivamente esagerati».
«Non speculare su un posto letto» Dunque, una «piccola opera-segno», come l’ha definita lo stesso direttore, un esempio che potrebbe essere replicato anche da tanti altri: «Vorrebbe dire semplicemente non speculare su un posto letto — ha continuato don Prosperini —, ma dare una risposta accettabile alla richiesta di un’abitazione a un prezzo giusto. Ma questo progetto è anche un modo per dimostrare come Bologna possa davvero essere una città accogliente e capace di chiedere cifre adeguate, per gli studenti ma in realtà anche per persone, ad esempio, con background migratorio. Oggi il rischio è di diventare una città bellissima ma non in grado di accogliere tutti i suoi studenti, nonché i suoi lavoratori».
L’accesso al progetto è avvenuto — e potrà avvenire — attraverso i centri di ascolto della Caritas Diocesana, che periodicamente ricevono studenti universitari in cerca di un alloggio ma anche di altri servizi, come un posto dove mangiare. Quanto richiesto «è un contributo giusto — è la precisazione del direttore —, che i ragazzi possono permettersi». Il periodo di permanenza è variabile a seconda dei singoli percorsi degli studenti.
Possibilità di entrare e uscire a seconda delle necessità. L’idea è costruire anche un momento di accompagnamento a quanto avverrà nel futuro dei giovani e di coinvolgimento nelle attività della rete parrocchiale: «L’obiettivo è che questi appartamenti siano a porte girevoli — ha sottolineato don Prosperini —, con la possibilità di entrare e uscire a seconda delle necessità del momento. Non c’è alcuna velleità di risolvere un problema troppo grande, ma quel che si vuole fare è tracciare una pista insieme alle comunità cristiane, dare una chance a tutti di avere un proprio percorso universitario. È un modo per dire che si può fare».
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